Caeremoniale Episcoporum
(nn. 137 - 170)
N.B. Quanto è prescritto per la liturgia con il Vescovo è esempio per ogni celebrazione, escluso, naturalmente, quanto è proprio del Vescovo. Visitare anche la pagina: "Rubriche circa l'uso dell'incenso".
LA LITURGIA DELLA PAROLA
137. Al termine dell’Orazione colletta, il lettore si reca all’ambone e , quando tutti sono seduti, propone all’ascolto la prima lettura. Alla fine canta o dice Parola di Dio, e tutti rispondono con l’acclamazione Rendiamo grazie a Dio.
138. Il lettore scende dall’ambone; tutti meditano brevemente in silenzio le parole che hanno ascoltate. Poi il salmista o cantore, oppure lo stesso lettore, canta o dice il salmo in uno dei modi previsti.
139. Il secondo lettore propone la seconda lettura all’ambone, come sopra, mentre tutti stanno seduti e ascoltano.
140. Segue l’alleluia o un altro canto, secondo quanto richiesto dal tempo liturgico. All’inizio dell’alleluia tutti si alzano, tranne il Vescovo. Il diacono che deve proclamare il vangelo, profondamente inchinato davanti al vescovo, domanda la benedizione dicendo sottovoce: Benedicimi, Padre. Il vescovo lo benedice dicendo: Il Signore sia nel tuo cuore e sulle tue labbra, perché tu possa annunziare degnamente il suo vangelo: nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Il diacono fa il segno della croce e risponde: Amen. Allora il Vescovo, deposta la mitra, si alza. Il diacono va all’altare, mentre vi si recano anche il turiferario con il turibolo fumigante e gli accoliti con i ceri accesi. Il diacono, dopo essersi inchinato all’altare, prende con riverenza il libro dei vangeli e, omettendo altro saluto all’altare, si reca all’ambone portando solennemente il libro, preceduto processionalmente dal turiferario e dagli accoliti con i ceri.
141. All’ambone il diacono,a mani giunte, saluta il popolo. Alle parole Dal Vangelo secondo N. segna con il pollice destro tracciando una piccola croce il libro e poi se stesso sulla fronte, sulla bocca e sul petto, cosa che fanno anche tutti gli altri. Allora il vescovo prende il pastorale. Il diacono incensa il libro e proclama il Vangelo, che tutti ascoltano in piedi e, di norma, rivolti verso di lui. Terminata la proclamazione, porta il libro da baciare al Vescovo, che in segreto dice: La parola del vangelo cancelli i nostri peccati, oppure lo stesso diacono bacia il libro dicendo in segreto le medesime parole. Infine il diacono e gli altri ministri ritornano al loro posto. Il libro dei vangeli viene portato alla credenza o in un altro luogo adatto.
142. Tutti siedono e il vescovo tiene l’omelia, convenientemente con mitra e pastorale e seduto in cattedra, a meno che non sia più adatto un altro luogo, così che possa essere visto e ascoltato comodamente da tutti. Conclusa l’omelia, si può rimanere per un po’ in silenzio, secondo l’opportunità.
143. Dopo l’omelia, se non deve svolgersi un rito sacramentale o di consacrazione o di benedizione secondo quanto stabilito dal Pontificale o Rituale romano, il vescovo depone la mitra e il pastorale, si alza e, se previsto, viene cantato o detto il Credo, mentre tutti stanno in piedi. Alle parole "E per opera dello Spirito Santo…" tutti si inchinano; nelle feste della Natività e dell'Annunciazione del Signore invece si inginocchiano.
144. Terminato il Credo, il vescovo in piedi alla cattedra, a mani giunte, con una monizione invita i fedeli alla preghiera universale. Quindi uno dei diaconi o un cantore, o un lettore, o un altro, dall'ambone, o da altro luogo conveniente, propone le intenzioni, mentre il popolo partecipa con la risposta. Alla fine il Vescovo, con le mani allargate, conclude la preghiera con un'orazione.
LA LITURGIA EUCARISTICA
145. Ultimata la preghiera universale il vescovo siede mettendo la mitra. Allo steso modo siedono i concelebranti ed il popolo. Si esegue il canto all'offertorio, che si protrarrà fino a quando i doni saranno stati deposti sull'altare. I diaconi e gli accoliti pongono sull'altare il corporale, il purificatoio, il calice ed il messale. Quindi vengono portate le offerte. E' opportuno che i fedeli manifestino la loro partecipazione recando il pane e il vino per la celebrazione eucaristica e altri doni con i quali sovvenire le necessità della Chiesa e dei poveri. Le offerte dei fedeli sono accolte dai diaconi o dal Vescovo in un luogo opportuno. Il pane e il vino vengono portati dai diaconi all'altare, i doni per i poveri invece in un luogo adatto. Già predisposto.
146. Il vescovo va all'altare, depone la mitra, riceve dal diacono la patena con il pane e con tutt'e due le mani la tiene un poco alzata sull'altare, recitando in segreto l'apposita formula di benedizione. Quindi depone la patena con il pane sopra il corporale.
147. Intanto il diacono versa nel calice il vino e un po’ di acqua, dicendo: "L'acqua unita la vino sia segno della nostra unione con la vita di Colui che ha voluto assumere la nostra natura umana". Poi presenta il calice al Vescovo, il quale con entrambe le mani lo tiene un poco alzato sopra l'altare, recitando in segreto la formula stabilita. Quindi lo depone sopra il corporale e il diacono, secondo l'opportunità, lo copre.
148. Poi il Vescovo inchinandosi al centro dell'altare, dice in segreto: "Umili e pentiti accoglici, Signore: ti sia gradito il nostro sacrificio che oggi si compie dinanzi a te".
149. Si accosta il turiferario, il diacono porge la navicella, il vescovo pone l'incenso nel turibolo e lo benedice; poi lo stesso vescovo riceve il turibolo dal diacono e, accompagnato da lui, incensa le offerte, nonché l'altare e la croce, come all'inizio della Messa. Il diacono stando a lato dell'altare incensa il vescovo, in piedi e senza mitra, poi i concelebranti e in fine il popolo. Si eviti che l'ammonizione "Pregate fratelli…" e l'Orazione sulle offerte siano proclamate prima dl termine dell'incensazione.
150. Ricevuta l'incensazione il vescovo sta in piedi a lato dell'altare senza mitra e gli si avvicinano i ministri con la brocca dell'acqua, il bacile e il manutergio; il vescovo si lava le mani e le asciuga. Se è opportuno uno dei diaconi toglie l'anello al vescovo quando si lava le mani, mentre dice in segreto: Lavami, Signore, da ogni colpa, purificami da ogni peccato. Dopo aver asciugato le mani e aver rimesso l'anello, il
vescovo torna al centro dell'altare.
151. Il Vescovo, rivolto verso il popolo, allargando e congiungendo le mani, invita il popolo alla preghiera dicendo: Pregate, fratelli,perché il mio e vostro sacrificio sia gradito a Dio, Padre onnipotente.
152. Dopo la risposta "Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio..." il vescovo, a mani allargate, canta o dice l'Orazione sulle offerte. Alla fine il popolo acclama: "Amen".
153. Il diacono prende lo zucchetto del vescovo e lo consegna al ministro. I concelebranti si avvicinano all'altare e si fermano attorno ad esso, in modo tale tuttavia da non essere d'impedimento all'esecuzione dei riti, e che l'azione sacra possa essere vista bene dai fedeli. I diaconi stanno in piedi dietro ai concelebranti, così che, quando ve ne fosse bisogno, uno di loro possa prestare servizio al calice o al messale. Nessuno tuttavia rimanga fra il vescovo e i concelebranti, o fra i concelebranti e l'altare.
154. Il vescovo inizia con il prefazio la preghiera eucaristica. Allargando le mani canta o dice: "Il Signore sia con voi". Mentre prosegue: "In alto i nostri cuori", alza le mani; e, a mani allargate, soggiunge: "Rendiamo grazie al Signore nostro Dio". Dopo la risposta del popolo "È cosa buona e
giusta" il vescovo prosegue il prefazio; al termine, a mani giunte, assieme ai concelebranti, ai ministri e al popolo, canta: "Santo, santo, santo..."
155. Il vescovo prosegue la preghiera stabilita secondo quanto prescritto nn. 171-191 di "Principi e norme" del Messale Romano e secondo le rubriche contenute nelle singole preghiere. Le parti recitate insieme da tutti i concelebranti, a mani allargate, devono essere pronunciate in modo che i concelebranti le
proferiscano sottovoce e che la voce del vescovo possa esser udita chiaramente. Nelle preghiere eucaristiche I, II e III, dopo le parole "il nostro Papa N.", soggiunge: "e me indegno tuo servo"; invece nella preghiera eucaristica IV, dopo le parole: "del tuo servo e nostro Papa N." soggiunge: "di me indegno tuo servo". Se il calice e la pisside sono coperti, il diacono
li scopre prima dell'epiclesi. Uno dei diaconi mette l'incenso nel turibolo e a ciascuna elevazione incensa l'ostia e il calice. I diaconi rimangono inginocchiati dall'epiclesi all'elevazione del calice. Dopo la consacrazione il diacono, secondo l'opportunità, copre nuovamente il calice e la pisside. Il vescovo dice: "Mistero della fede" e il popolo risponde con l'acclamazione.
156. Le intercessioni particolari, soprattutto nella celebrazione di alcuni riti sacramentali o di consacrazione o di benedizione, si facciano secondo la struttura di ciascuna preghiera eucaristica, usando i testi proposti dal messale o da altri libri liturgici.
157. Nella Messa crismale, prima che il vescovo dica: "Per Cristo nostro Signore, o Dio, crei e santifichi sempre", nella preghiera eucaristica I, o, prima che dica la dossologia "Per Cristo, con Cristo e in Cristo" nelle altre preghiere eucaristiche, fa la benedizione dell'olio degli infermi, come previsto dal Pontificale
romano, a meno che non sia già stata fatta per motivi pastorali dopo la liturgia della Parola.
158. Durante la dossologia finale della preghiera eucaristica il diacono, stando di fianco al vescovo, tiene il calice elevato, mentre il vescovo alza la patena con l'ostia, finché il popolo non abbia acclamato con l'Amen. La dossologia finale della preghiera eucaristica è proclamata dal solo vescovo oppure da tutti
i concelebranti assieme al vescovo.
159. Finita la dossologia il vescovo, a mani giunte, dice la monizione prima del Padre nostro, che poi tutti cantano o dicono; il vescovo, i concelebranti ed anche i fedeli tengono le mani allargate.
160. "Liberaci, o Signore, da tutti i mali..." è detto dal solo vescovo, a mani allargate. I presbiteri concelebranti proclamano assieme al popolo l'acclamazione finale: "Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli".
161. Quindi il vescovo dice l'orazione: "Signore Gesù Cristo che hai detto ai tuoi apostoli... ; al termine, rivolto verso il popolo, annuncia la pace dicendo: "La pace del Signore sia sempre con voi". Il popolo risponde: "E con il tuo spirito". Secondo l'opportunità uno dei
diaconi invita alla pace, dicendo rivolto al popolo: "Scambiatevi un segno di pace". Il vescovo da la pace almeno ai due concelebranti a lui più vicini, poi al primo dei diaconi. Tutti si scambiano un segno di pace e di affetto secondo le consuetudini locali.
162. Il vescovo inizia la frazione del pane e alcuni fra i presbiteri concelebranti la proseguono; intanto si ripete l'Agnello di Dio quante volte è necessario per accompagnare la frazione del pane. Il vescovo mette nel calice un frammento e dice in segreto: "Il corpo e il sangue di Cristo, uniti in questo calice,
siano per noi cibo di vita eterna".
163. Detta in segreto l'Orazione prima della comunione, il vescovo genuflette e prende la patena. I concelebranti si avvicinano, uno dopo l'altro, al vescovo, e fatta una genuflessione ricevono da lui con riverenza il corpo di Cristo e, tenendolo con la mano destra e con la mano sinistra posta sotto, ritornano al loro posto. Tuttavia essi possono anche restare
al loro posto e ricevere lì il corpo di Cristo, anche distribuito dai diaconi. Quindi il vescovo prende l'ostia e, tenendola un poco elevata sopra la patena, rivolto verso il popolo dice: "Ecco l'Agnello di Dio.." e prosegue con i concelebranti e il popolo dicendo: "O Signore, non sono degno...". Mentre il vescovo comunica al Corpo di Cristo, inizia il canto alla comunione.
164. Dopo aver assunto il Sangue del Signore, il vescovo consegna il calice ad uno dei diaconi e distribuisce la comunione ai diaconi e ai fedeli. I concelebranti si accostano all'altare per bere al calice, dopo che ciascuno ha comunicato i diaconi astergono il calice con il purificatoio.
165. Conclusa la distribuzione della comunione, uno dei diaconi consuma il vino consacrato che è avanzato, porta il calice alla credenza e lì, subito o dopo la Messa, lo purifica e lo riordina. Un altro diacono invece, o uno dei concelebranti, ripone nel tabernacolo le particole consacrate rimaste, e alla credenza purifica
la patena o la pisside sopra il calice, prima che il calice sia purificato.
166. Dopo la comunione il vescovo torna alla cattedra, riprende lo zucchetto e, se fosse necessario, lava le mani. Mentre tutti stanno seduti si può osservare per un certo tempo il sacro silenzio o eseguire un cantico di lode o un salmo.
167. Poi il vescovo, in piedi alla cattedra mentre un ministro gli sorregge il libro, canta o dice: "Preghiamo" e, con le mani allargate, recita l'Orazione dopo la comunione, alla quale si può premettere un breve spazio di silenzio, se non è già stato osservato subito dopo la comunione. Alla fine
dell'Orazione il popolo acclama: "Amen".
I RITI DI CONCLUSIONE
168. Terminata l'Orazione dopo la comunione, se sono necessari, si possono dare brevi avvisi al popolo.
169. Infine il vescovo riceve la mitra e, allargando le mani, saluta il popolo dicendo: "Il Signore sia con voi", cui il popolo risponde: "E con il tuo spirito". Uno dei diaconi può rivolgere l'invito: "Inchinatevi per la benedizione", o altro con simili parole. Il vescovo impartisce la
benedizione solenne usando la formula adatta fra quelle presenti nel Messale, nel Pontificale o nel Rituale romano. Mentre proferisce le prime invocazioni o la preghiera, tiene le mani distese sopra il popolo, e tutti rispondono: "Amen". Quindi riceve il pastorale e dice: "Vi benedica Dio onnipotente", e, facendo tre volte il segno di croce sul popolo, aggiunge: "Padre e Figlio e Spirito santo". Il vescovo può impartire la benedizione anche con le
formule proposte ai nn. 1120-1121 di questo cerimoniale. Quando, a norma di diritto, impartisce la benedizione apostolica, questa tiene il posto della benedizione solita; è annunciata dal diacono e per essa si usano le formule proprie.
170. Dopo che è stata impartita la benedizione, uno dei diaconi congeda il popolo dicendo: "La Messa è finita: andate in pace", e tutti rispondono: "Rendiamo grazie a Dio". Quindi il vescovo bacia l'altare e fa ad esso debita riverenza. Anche i concelebranti e tutti coloro che si trovano nel presbiterio
salutano l'altare come all'inizio, e ritornano processionalmente in sacrestia nel medesimo ordine in cui erano venuti. Giunti in sacrestia, assieme al vescovo fanno riverenza alla croce. Quindi i concelebranti salutano il vescovo e accuratamente depongono le vesti al loro posto. Anche i ministranti salutano insieme il vescovo e depongono tutto ciò che hanno usato nella celebrazione appena compiuta; poi si tolgono le vesti. Tutti abbiano la massima attenzione ad
osservare il silenzio per rispettare la comune concentrazione d'animo e la santità della casa di Dio.